P. Monella, Insegnamento e digitale: dall'emergenza alla riflessione

Prima della pandemia da COVID-19, la scuola e l'università italiane avevano accumulato un grande ritardo nella didattica digitale, sia nella familiarità dei docenti con gli strumenti tecnologici e nell'effettiva diffusione delle pratiche, sia nella riflessione metodologica sui metodi digitali più efficaci dal punto di vista pedagogico. L'emergenza sanitaria ha imposto a tutti i livelli della formazione di confrontarsi con la didattica digitale, si può dire da una settimana all'altra. Questo ha portato un enorme balzo in avanti nella conoscenza degli strumenti e nelle pratiche, che in certe fasi hanno trovato applicazione quasi universale. Ma ha anche messo in evidenza l'enorme ritardo in termini di riflessione metodologica e di sperimentazione didattica: la didattica digitale finisce per coincidere, nella DAD d'emergenza, con videolezioni frontali sincrone, che trasferiscono in ambito informatico il monologo della lezione tradizionale, privato peraltro in gran parte di quella interazione con gli studenti che la presenza in aula in qualche modo imponeva. Le contraddizioni dell'insegnamento trasmissivo sono poi esplose nell'ambito, fondamentale, della valutazione, di fronte ai tentativi di perpetuare forme di verifica nozionistica nonostante l'impossibilità di un controllo sui sensi e il corpo degli studenti. Il seminario si interrogherà su quali metodi didattici, tra quelli resi possibili dagli strumenti informatici, apportino un vero progresso dal punto di vista pedagogico, in un quadro di riferimento costruttivista che favorisca un apprendimento attivo, laboratoriale, orientato alla società. La questione della valutazione verrà dunque affrontata di conseguenza: non chiedendoci come controllare gli studenti in interrogazioni o test nozionistici, ma quali forme di verifica, tra quelle possibili in ambiente digitale, possano valutare processi di apprendimento, competenze complesse, saperi critici. Non tutte le innovazioni tecnologiche nella didattica costituiscono infatti passi in avanti, e la DAD si è arenata in vicoli ciechi e cattive pratiche, dalle videolezioni frontali allo stesso uso di piattaforme di videoconferenza dei Big Tech americani, che non offrono garanzie di tutela dei dati personali nel quadro normativo europeo della GDPR. Mentre la didattica digitale diventa, da emergenziale, strutturale e integrativa nel futuro di scuola e università, diventa urgente attivare una riflessione collettiva e una sperimentazione consapevole sui modi di questa integrazione.

 

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